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Farmaci oppioidi e stipsi: come gestire il dolore senza disagi

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I farmaci oppioidi possono causare stipsi, un effetto collaterale che rischia di compromettere la terapia del dolore. Fondamentale un'azione personalizzata per preservare l'efficacia del trattamento analgesico e la qualità di vita del paziente.

Gli oppioidi sono una classe di farmaci analgesici, noti anche come antidolorifici, impiegati nel trattamento del dolore in pazienti oncologici e non. La stipsi o stitichezza è tra gli effetti collaterali più frequenti durante il trattamento e può causare l’interruzione del trattamento analgesico con oppioidi, per il disagio o il dolore associato. 

Per questo motivo, è fondamentale un approccio personalizzato per garantire l’aderenza terapeutica, senza compromettere la qualità di vita dei pazienti.

Classificazione dei farmaci oppioidi

Gli oppioidi sono potenti analgesici utilizzati nella gestione del dolore e vengono classificati in base alla loro origine in tre classi:

  • Naturali: Questi oppioidi vengono estratti direttamente dalla pianta del papavero. Esempi includono la morfina, usata per il dolore intenso, e la codeina, per il dolore lieve e come antitussivo.
  • Semi-sintetici: Rappresentano i derivati chimicamente modificati degli oppioidi naturali, modificati per usi terapeutici specifici. Tra questi, l'ossicodone è noto per il trattamento del dolore da moderato a severo, mentre la buprenorfina è utilizzata sia nel trattamento del dolore che come supporto nella disassuefazione da oppioidi.
  • Sintetici: Creati in laboratorio, questi oppioidi possono essere più potenti dei loro corrispondenti naturali e sono destinati al trattamento dei dolori più gravi. Il fentanil, per esempio, è un oppioide sintetico estremamente potente, usato per il dolore severo; il tramadolo, invece, è impiegato per il dolore moderato e ha un minore rischio di dipendenza.

Meccanismo d’azione e usi terapeutici degli oppioidi

Il meccanismo d'azione degli oppioidi si basa sull'interazione con i recettori oppioidi μ (mu), δ (delta) e κ (kappa), che si trovano principalmente nel sistema nervoso centrale e periferico, ma anche nel tratto gastrointestinale. L'attivazione di questi recettori induce non solo effetti analgesici ma anche effetti collaterali di varia natura e gravità, inclusi sedazione, depressione respiratoria, nausea, vomito e alterazioni della motilità gastrointestinale.

L'utilizzo terapeutico di questi farmaci è indicato principalmente per il dolore moderato e severo, sia in ambito acuto (ad esempio, dolore post-operatorio) sia cronico (come nel caso di alcune condizioni di dolore oncologico o non oncologico persistente). Nonostante la loro efficacia, l'uso di questi farmaci può spesso aggravare o favorire la comparsa di costipazione. La stimolazione massiva dei recettori oppioidi del tratto gastrointestinale durante la terapia, infatti, può inibire le contrazioni tipiche della peristalsi e lo svuotamento gastrico, amplificando così nausea e vomito. 

Costipazione indotta dai farmaci oppioidi

La costipazione indotta da oppioidi o OIC (dall’inglese Opioid Induced Constipation) è un tipico effetto collaterale associato all'uso di oppioidi durante il trattamento del dolore. Esso deriva direttamente dall'interazione degli oppioidi con i recettori μ (mu) presenti nel tratto gastrointestinale. Normalmente, questi recettori aiutano a regolare la motilità intestinale, ma quando vengono attivati dagli oppioidi, causano una riduzione della peristalsi, ovvero dei movimenti coordinati dell'intestino che facilitano l'avanzamento del contenuto intestinale.

Di conseguenza, si verifica un rallentamento del transito intestinale, che porta a un aumento dell'assorbimento di acqua dal materiale fecale, rendendolo più duro e difficile da espellere. Inoltre, gli oppioidi possono ridurre le secrezioni intestinali e aumentare il tono degli sfinteri anali, complicando ulteriormente la defecazione. L'OIC non solo riduce significativamente la qualità della vita del paziente, causando disagio e dolore, ma può anche influenzare negativamente l'aderenza alla terapia antidolorifica prescritta, così da spingere alcuni pazienti a ridurre o interrompere l'uso di oppioidi per evitare la costipazione, soprattutto in caso di malattie croniche.


Come gestire la costipazione durante la terapia

La gestione della costipazione indotta da oppioidi si basa solitamente su strategie che mirano a mitigare i meccanismi specifici attraverso i quali gli oppioidi influenzano il tratto gastrointestinale. L'approccio iniziale può includere modifiche dello stile di vita, come l'aumento dell'apporto di fibre e liquidi nella dieta e un'attività fisica regolare. Il trattamento di prima linea, poi, prevede l’uso di lassativi, ricorrendo quindi ad agenti osmotici (macrogol e lattulosio) e/o stimolanti (bisacodile e senna). Tuttavia i lassativi possono essere somministrati anche fin dall'inizio del trattamento, a scopo preventivo.

Quando anche l'uso di lassativi non risulta sufficiente, possono essere considerati trattamenti farmacologici più specifici, come gli antagonisti dei recettori μ-oppioidi ad azione periferica (PAMORA), quali, ad esempio, il naloxegol, la naldemidina e il metilnaltrexone. Questi farmaci agiscono selettivamente sui recettori degli oppioidi nel tratto gastrointestinale periferico, aumentando il movimento intestinale grazie al ruolo di antagonista e alleviando la costipazione, senza compromettere però l'efficacia analgesica degli oppioidi nel controllo del dolore.

Morfina: tra i farmaci oppioidi più potenti

Conclusioni

La costipazione indotta da oppioidi (OIC) è un effetto collaterale comune per i pazienti sottoposti a trattamenti analgesici e la sua gestione è fondamentale per garantire la continuità del trattamento. Implementare un approccio personalizzato, sotto la supervisione di un professionista sanitario, consente di affrontare l'OIC in modo efficace, migliorando l'aderenza alla terapia prescritta e, di conseguenza, la qualità di vita del paziente, evitando al contempo i disagi comunemente associati a questa condizione.

Fonti

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