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Sono tornati

Alcuni disegni dei bambini che hanno partecipato alla campagna contro i pidocchi nelle scuole.

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Alcuni disegni dei bambini che hanno partecipato alla campagna contro i pidocchi nelle scuole

Ahi, ahi, ahi. Ogni anno, con l’inizio delle scuole, loro si ripresentano. Vediamo se indovinate di chi stiamo parlando. Sono piccoli, molto piccoli. Color grigio - biancastro. Non hanno le ali e si nutrono del nostro sangue. Ecco a voi i pidocchi: il vero tormento dei genitori! 

Ma proviamo a conoscerli un po’ meglio. 

I pidocchi sono insetti che si comportano da parassiti (organismi che vivono a carico di altri), e si nutrono pungendo parti del nostro corpo, versando nel nostro organismo un liquido che causa un intenso e fastidiosissimo prurito. 

Come? Le loro zampe sono fornite di veri e propri uncini, che gli permettono di aggrapparsi ai nostri peli e capelli. Per nutrirsi, invece, hanno un accurato apparato buccale che consente loro di succhiare il sangue. Il problema è che sono in grado di riprodursi molto velocemente e di conseguenza creare una vera e propria infestazione, la pediculosi.

Depositano le loro uova (lendini), che si trasformano in ninfe e infine in pidocchi adulti.

Ma come arrivano alle nostre teste? Sicuramente non saltando da una all’altra, ma per contatto diretto. Lo spiega Nicasio Mancini in un recente articolo su “Medical Facts”, magazine online di informazione scientifica contro le fake news, lanciato dal virologo Roberto Burioni.

“I pidocchi non saltano. Per entrare in contatto con uno di essi, è necessario che vi sia un contatto fisico diretto fra la testa di un soggetto infestato e quella di uno che non lo è. Diciamo che è alquanto improbabile che questo avvenga, per esempio, in un ufficio. È, invece, proprio questo il motivo per cui le infestazioni sono più frequenti nei bambini dai 3 ai 12 anni (più colpite le femminucce a causa dei capelli solitamente più lunghi). Ed è proprio questo il motivo per cui è estremamente difficile, per non dire impossibile, impedirne la trasmissione se non trattando in modo specifico i casi".

Capitolo dibattuto è invece quello secondo il quale si manifesterebbero anche attraverso il contatto indiretto, ovvero attraverso lo scambio di oggetti personali.

“Qui i vari autori si dividono” continua Mancini “nel senso che il rischio c’è, ed è proporzionale al numero di pidocchi presenti sulla testa di un soggetto infestato (la cosiddetta carica infestante). In altre parole, più ce ne sono maggiore è il rischio di trasmissione. Secondo alcuni, però, questo tipo di trasmissione è molto meno frequente di quanto si possa pensare. Questo perché, sempre secondo questi autori, in realtà i pidocchi hanno un’autonomia molto limitata (secondo alcuni non superiore a un giorno), lontani dalla testa dell’uomo.” 

Vi sono varie specie di pidocchi e, tra tutte, tre sono quelle infestanti per l’uomo:

  • Il pidocchio del capo (Pediculus humanus capitis): è lui il protagonista della maggior parte delle infestazioni. Lo si può trovare tra la zona della nuca e dietro le orecchie, ma è difficile scovarlo: il simpaticone, infatti, è in grado di mimetizzarsi con il colore dei capelli di chi lo ospita. Passa da un ospite all’altro per contatto diretto del capo oppure attraverso lo scambio di oggetti personali. 
  • Il pidocchio del corpo (Pediculus humanus corporis): la differenza con il precedente la fa la zona di localizzazione: lo si trova infatti tra gli indumenti delle persone infestate. Anche lui passa da persona a persona tramite contatto diretto oppure attraverso indumenti e biancheria da letto.
  • Il pidocchio del pube (Phthirus pubis): è fornito di uncini molto robusti che gli consentono di attaccarsi e ancorarsi fortemente ai peli dell’ospite. Si trasmette soprattutto tra adulti, attraverso contatto intimo. 

Bene. Ora che li abbiamo conosciuti un po’ meglio, però, come facciamo a prevenirli e soprattutto a sconfiggerli

Se l’allarme pidocchi a scuola è scattato, una prima prima regola che possiamo consigliare è insegnare ai bimbi a non scambiare con altri i propri oggetti personali. Fermacapelli, elastici, mollette: anche perché, nonostante l'effettivo contagio tramite scambio di oggetti sia dibattuto, è meglio andare sul sicuro!

Seconda regola, nonché diagnosi importante, viene definita dai già citati esperti del “Medical Facts” come quella “della nonna”. 

"Vari studi hanno dimostrato come il modo più semplice ed efficace di diagnosi, e quindi di contenimento della trasmissione, sia ancora 'quello della nonna': pettine a denti molto stretti (lo trovate in farmacia) fatto passare tra i capelli bagnati, partendo delle radici, e successiva pulizia su un foglio di carta igienica per visualizzare pidocchi o uova. Le zone dietro le orecchie e la nuca sono quelle in cui è più facile localizzarli anche visivamente. Questo tipo di controllo andrebbe fatto sempre quando lavate i capelli dei vostri bimbi: non solo quando venite allertati dalla scuola in merito alla presenza di pidocchi". 

E una volta trovati? Esistono ovviamente una serie di prodotti da banco per sconfiggere questi antipatici insetti. Il Ministero della Salute sottolinea però come la permetrina, sostanza attiva antiparassitaria, risulti quella più efficace contro i pidocchi. 

Va applicata sulla cute come crema all'1% per un periodo di 10 minuti. Prima però, si deve lavare la testa con uno shampoo normale. Si procede poi al risciacquo dei capelli e all’asciugatura, tenendo però presente che i capelli devono restare umidi. 

Dopo il trattamento, per rimuovere le uova, basta passare tra le ciocche il pettine a denti molto fitti (partendo dalla radice del capello). 

Altro prodotto da tenere in considerazione è il Malathion (gel e shampoo all’1%), un pesticida organofosforico che rimuove rapidamente pidocchi e lendini. Deve essere spalmato in modo uniforme sui capelli asciutti e anch’esso lasciato agire per 10 minuti. 

Sono disponibili in commercio anche le piretrine naturali: composti organici (più precisamente esteri) estratti da piante del genere Chrysanthemum e la specie più ricca di tali sostanze è il Chrysanthemum cineraefolium, dai cui capolini fiorali polverizzati ed essiccati si ottiene una polvere grezza (piretro). Si trovano però solo sotto forma di shampoo e di mousse. 

L’ultimo consiglio che possiamo darvi è quello di rivolgervi al vostro medico di base per capire quale sia il trattamento più indicato, così che gli antipatici pidocchi possano davvero restare solo un brutto ricordo.

Bibliografia:

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