Effetto pandemia
Nelle prime fasi della pandemia si è verificato un boom di richieste per il Plaquenil®, farmaco a base di idrossiclorochina. I suoi possibili effetti contro SARS-CoV-2, in associazione all’accumulo di scorte da parte di pazienti già in terapia con idrossiclorochina per altre patologie, ne hanno determinato un eccesso di domanda e le conseguente indisponibilità in molte farmacie. I dati ufficiali solo in seguito ne hanno dimostrato un’efficacia limitata e un alto rischio nella gestione dei pazienti COVID-19.
Nei primi mesi dell’emergenza sanitaria molti farmaci già in commercio e autorizzati per altre patologie vengono somministrati in modo off-label, per far fronte all’infezione da SARS-CoV-2 in l’assenza di un trattamento terapeutico specifico.
Uso off-label dei farmaci
Si definisce off-label l’impiego nella pratica clinica di farmaci già registrati, ma usati in modo non conforme a quanto previsto in fase di autorizzazione del prodotto. Infatti un farmaco, dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio, deve essere prescritto e somministrato secondo quanto previsto dalle indicazioni terapeutiche, rispettando vie e modalità di somministrazione valutate in fase di sperimentazione del medicinale. Tuttavia è possibile anche un uso “diverso” del farmaco, qualora ci siano evidenze documentate in letteratura su un possibile uso alternativo o in mancanza di strategie terapeutiche migliori. Questo è il caso dell’idrossiclorochina, principio attivo del Plaquenil®, somministrato nei primi mesi della pandemia contro SARS-CoV-2 al di fuori delle indicazioni terapeutiche autorizzate.
Idrossiclorochina e usi terapeutici
L’idrossicolorochina, prodotta da Sanofi con il nome commerciale Plaquenil®, nasce come farmaco anti-malarico, derivato sintetico e meno tossico della clorochina. Oggi rappresenta il trattamento d’elezione per l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico (LES).

(fonte Wikipedia)
Sia l'artrite reumatoide che il lupus sono patologie autoimmuni, caratterizzate da un’alterazione della risposta immunitaria. Il sistema immunitario in genere riconosce sostanze estranee o pericolose come batteri, virus, parassiti, cellule tumorali e organi o tessuti trapiantati, producendo anticorpi a scopo difensivo. Tuttavia nelle patologie autoimmuni il sistema immunitario per errore attacca e distrugge i tessuti sani del nostro organismo, riconoscendoli come estranei. Questo induce infiammazione e danno ai tessuti, che porta i pazienti a intraprendere una terapia immunosoppressiva per attenuare la risposta autoimmune del sistema immunitario.
L’idrossiclorochina, grazie alle sue proprietà immunosoppressive, è in grado di accumularsi all’interno di particolari strutture intracellulari note come lisosomi , aumentandone il pH e inibendo l’attivazione dei linfociti T, ossia cellule del nostro sistema immunitario. I pazienti affetti da artrite reumatoide e da lupus devono assumere regolarmente il farmaco prescritto per tenere sotto controllo la loro sintomatologia. Infatti l’artrite reumatoide colpisce le articolazioni causando dolore e rigidità, mentre il lupus, più raro, è una malattia multisistemica in cui i tessuti di tutto il corpo mostrano segni di infiammazione.
Perché l’idrossiclorochina è utilizzata contro SARS-CoV-2?
Per l’esigenza di fronteggiare l’emergenza sanitaria l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), con una nota del 17 marzo 2020, comunica che la sua Commissione Tecnico Scientifica ha espresso parere favorevole in merito all’uso off-label dell’idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2. Infatti alcuni studi evidenziano la riduzione dell’ospedalizzazione e il miglioramento del decorso di pazienti contagiati in seguito alla somministrazione di idrossiclorochina. Il suo meccanismo d’azione sembra essere in grado di aumentare il pH lisosmiale, necessario per la fusione del virus alla cellula ospite, e impedendo di fatto il suo ingresso nel nostro organismo. Due settimane dopo, AIFA pubblica una nota informativa, in cui indica le informazioni di sicurezza e le principali interazioni farmacologiche dell’idrossiclorochina, evidenziando la comparsa di casi di cardiotossicità e raccomandando, prima della prescrizione, particolare attenzione a soggetti con disturbi della conduzione cardiaca, con favismo e altre terapie concomitanti.
Boom di richieste per il Plaquenil ®
In seguito all’annuncio dell’AIFA, i pazienti in terapia per artrite reumatoide e lupus richiedono ai propri medici un maggior numero di prescrizioni per il Plaquenil®, a base appunto di idrossiclorochina, al fine di accumularne delle scorte e garantire la propria continuità terapeutica. Tuttavia, nonostante l’uso di idrossiclorochina sia altamente rischioso, molti cittadini decidono di accaparrarsi delle confezioni di farmaco per utilizzarlo autonomamente in caso di contagio. Questo mix di fattori aumenta nettamente la richiesta di Plaquenil®, limitandone la disponibilità in molte farmacie.

Gli ultimi dati sull’efficacia dell’idrossiclorochina nei pazienti COVID-19
Il 26 maggio 2020, l’AIFA decide di sospendere l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina - e di clorochina - per il trattamento dei pazienti COVID-19 al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che domiciliare. Lo stesso giorno l’EMA (Agenzia europea per i medicinali) ribadisce i rischi cardiaci e neuropsichiatrici connessi all’uso del farmaco, sottolineando la sospensione delle sperimentazioni in molti Paesi dell’UE. Le sospensioni aumentano dopo la pubblicazione di uno studio sulla rivista “The Lancet”, poi ritirato, che evidenzia l’inefficacia e i rischi dell’idrossiclorochina.
Tuttavia la querelle non ha fine, perché con l’ordinanza dell’11 dicembre 2020 la terza Sezione del Consiglio di Stato sospende la nota in cui AIFA conferma l’interruzione dell’uso di irdossiclorochina al di fuori degli studi clinici, rimettendo la scelta di utilizzare o meno il farmaco all’autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico, previo consenso informato del paziente.
Purtroppo la mancanza di dati univoci divide la comunità scientifica, ponendo l’idrossiclorochina al centro di un dibattito sulla sua efficacia, attualmente dimostrata solo per il trattamento di artrite reumatoide e lupus, ma comportando un rischio maggiore in caso di somministrazione a pazienti COVID-19.