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Benessere

Quando parliamo di benessere intendiamo il raggiungimento di un pieno equilibrio fisico, psicologico ed emotivo. In questa sezione vogliamo offrirti piccole pillole per migliorare la qualità della tua vita. Tocca a te scoprirle.

Musicoterapia e bambini: vietato improvvisarsi

Uomo con chitarra e bambino

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Avete mai sentito parlare di musicoterapia? Per tutti quelli che si stessero ancora chiedendo cosa sia, abbiamo rivolto alcune domande al dottor Tony Di Matteo, laureato in educazione professionale all’Università Statale di Milano e diplomato in musicoterapia alla Scuola CMT di Milano. Impegnato in molti fronti, in particolare nelle scuole, segue diversi casi di minori in difficoltà. 

Può definirci brevemente cos’è la musicoterapia? 

È una pratica in cui si utilizza la musica per instaurare una relazione terapeutica tra il musicoterapista e il paziente, proprio come funziona per uno psicologo con la psicoanalisi. 

In che modo il musicoterapista usa la musica col paziente? Riproduce suoni rilassanti? 

Non esattamente. Anche se la pratica del rilassamento è la più conosciuta, questa è, in realtà, solo uno dei filoni della musicoterapia e richiede una formazione specifica. Non basta fare ascoltare un brano rilassante per essere musicoterapisti. Un altro aspetto importante per instaurare una relazione terapeutica e ottenere dei benefici, infatti, è individuare degli obiettivi da raggiungere con il paziente e lavorarci seduta per seduta, con un programma di incontri stabilito in accordo col terapeuta. 
Questa impostazione esclude tutto ciò che è solo un’esperienza sonora: se vado a un evento dove mi propongono di suonare degli strumenti particolari e questo mi rilassa, avrò vissuto una bel momento, ma non si tratta di musicoterapia. 

Come imposta le sedute musicoterapiche coi bambini? 

Le prime sedute servono per instaurare una relazione col paziente. In seguito, individuo gli obiettivi e programmo un ciclo di incontri che può avere, indicativamente, cadenza settimanale o bisettimanale. Affinché la terapia sia efficace, è giusto avvalersi del contributo di più esperti e non di rado mi ritrovo a collaborare con equipe di psicologi, logopedisti e medici. Ognuno di noi possiede strumenti differenti e può raccogliere informazioni diverse ma complementari per raggiungere l’obiettivo comune, che è sempre quello di aiutare il bambino a superare un trauma, a lavorare sulle sue abilità o a superare problemi di tipo sociale, oppure ancora aiutare una famiglia a relazionarsi con un figlio diversamente abile.

Porto alla vostra attenzione un esempio pratico. Ho lavorato con una bambina traumatizzata dalla perdita del padre, collaborando con un neuropsichiatra infantile, uno psicoterapeuta e un assistente sociale. Il mio apporto, in quel caso, è stato quello di facilitare la comunicazione tra l’utente, gli altri terapeuti e i famigliari, utilizzando la tecnica del song writing: ho aiutato la paziente a scrivere il testo di una canzone in cui raccontava il suo vissuto emotivo, e poi l’abbiamo suonata e registrata. Questo ha permesso al resto dell’equipe di capire il suo stato emotivo e ha quindi orientato le scelte terapeutiche successive. 

Com'è possibile riconoscere un valido musicoterapista? 

Purtroppo al momento, in Italia, chiunque può dichiararsi musicoterapista, mancando un inquadramento normativo specifico che tutelerebbe il professionista e l’utenza, come invece avviene in altri paesi europei in cui il musicoterapista deve aver conseguito un corso di laurea specifico. In attesa di un adeguamento normativo, il mio consiglio è quello di verificare che il professionista in questione abbia conseguito un diploma presso una scuola aderente alla Confiam (Confederazione Italiana Associazioni e Scuole di Musicoterapia) e che la proposta sia strutturata su una serie di incontri specifici per l’utente e non solo su un’esperienza sonora di tipo ludico, in cui il termine musicoterapia viene sfruttato solo per attirare il pubblico. 

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