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L'uso di integratori vitaminici: il parere dell'esperto

Integratori vitaminici

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Gli integratori vitaminici sono tra i prodotti maggiormente pubblicizzati nel campo dell'integrazione alimentare. La supplementazione vitaminica è importante nei casi di carenza nutrizionale o di aumentato fabbisogno fisiologico, come la gravidanza, la menopausa etc. Tuttavia, il ricorso ingiustificato all’uso di integratori può avere anche possibili effetti collaterali. Ne parliamo con un esperto, la dottoressa Barbara Paolini, presidente della sezione Toscana di ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica).

Le vitamine sono micronutrienti essenziali, la cui assunzione deve necessariamente avvenire con la dieta, poiché il nostro organismo non è in grado di produrle autonomamente. Tuttavia, è sempre più frequente il ricorso ad integratori vitaminici, soprattutto nei casi di una dieta non equilibrata o in presenza di patologie che compromettono l’assorbimento di queste molecole. Bisogna, però, fare attenzione alle possibili controindicazioni degli integratori alimentari, soprattutto nei casi di autosomministrazione.

Proviamo a fare chiarezza con la dottoressa Barbara Paolini, direttore della UOSA Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese e presidente della sezione Toscana di ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica).

Le carenze vitaminiche quanto sono comuni?

Le carenze vitaminiche sono variabili; infatti alcune sono più frequenti e altre piuttosto rare. Frequente è la carenza di vitamina D, il cui deficit lo riscontriamo soprattutto nella menopausa, nei soggetti obesi, malnutriti o in coloro che si espongono poco al sole. Abbastanza comune è anche la carenza di B1 e B2, soprattutto in chi ha una dieta a base di carboidrati troppo raffinati e quella di B12 negli anziani, nei vegani e vegetariani. Molto meno frequente è la carenza di vitamina K, E e C.

In quali casi è importante ricorrere ad una supplementazione vitaminica?

La supplementazione diventa necessaria quando si riscontra un deficit vitaminico, che può avere diverse cause. Infatti può dipendere dalla mancata o insufficiente assunzione di alcuni alimenti o in caso di un aumentato fabbisogno, come accade in gravidanza. Tuttavia, la carenza di vitamine può dipendere anche da condizioni patologiche, che possono determinare un malassorbimento, come le patologie intestinali o l’alcolismo cronico. Pertanto, bisogna indagare attentamente la causa della carenza vitaminica.

Un’assunzione eccessiva o ingiustificata di integratori vitaminici può causare degli effetti collaterali?

Un’eccessiva assunzione di vitamine può causare un’ipervitaminosi, che può portare a disturbi più o meno gravi. In realtà le ipervitaminosi da assunzione di alimenti sono abbastanza rare, soprattutto se l’alimentazione è bilanciata e varia. Possono, invece, verificarsi ipervitaminosi da abuso di integratori o in caso di assunzione contemporanea di alcuni farmaci che possono aumentare l’assorbimento delle vitamine o ridurne l’escrezione. Maggiori rischi di ipervitaminosi si hanno con le vitamine liposolubili (A,D,E,K), in quanto le idrosolubili vengono escrete con le urine.

In quali formulazioni possono essere assunti gli integratori vitaminici?

Le formulazioni possono essere di varia tipologia: compresse, compresse effervescenti, caramelle gommose, tavolette, capsule, polveri e liquidi. Al fine di mantenere la forma, la consistenza, la diluizione, il rilascio delle sostanze attive dopo l'ingestione o altre caratteristiche chimico-fisiche, è necessario addizionare alle formulazioni alcuni eccipienti.

Quando viene utilizzata l’infusione endovenosa di vitamine?

La somministrazione endovenosa di vitamine si rende necessaria in presenza di patologie gastrointestinali, che ne determinano un malassorbimento o in caso di impossibilità di assunzione per via orale. Infatti ciò avviene in pazienti alimentati artificialmente, ossia in pazienti in coma o con patologie del tratto orofaringeo che ne impediscono l’assunzione.

Dottoressa Barbara Paolini

Le vitamine possono essere utilizzate per prevenire alcune patologie -oltre a quelle che deriverebbero da una loro carenza- o contribuire a ridurne la sintomatologia? 

Sempre più frequentemente vengono assunte integrazioni di vitamine con lo scopo salutistico preventivo e senza un reale bisogno. Tuttavia, sono poche le situazioni in cui la loro supplementazione dà dei riscontri positivi in termine di prevenzione. Infatti, negli alimenti, a differenza degli integratori, l’effetto protettivo -se presente- derivi dall’azione collaborativa delle varie sostanze miscelate in specifiche proporzioni nei diversi alimenti e non dall’azione di un singolo principio attivo. Riprodurre in una compressa le proprietà nutrizionali di un intero alimento è impossibile.

Ovviamente ci sono condizioni fisiologiche in cui un’integrazione è molto importante, come il caso dell’acido folico nelle donne che desiderano avere un figlio, al fine di proteggerlo dalle malformazioni del sistema nervoso o l’integrazione della vitamina B12 nei vegetariani o nei vegani. 

Durante la pandemia si è discusso a lungo il ruolo delle vitamine nella prevenzione e nel trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2.

Quali sono le attuali evidenze scientifiche relative alla vitamina C?

Alcuni dati hanno dimostrato come la mancanza di alcuni minerali e vitamine abbia un effetto negativo sulla guarigione del paziente durante il trattamento del COVID-19. Infatti, alcuni micronutrienti influenzano la produzione di mediatori infiammatori durante la malattia e agiscono come immunostimolanti, quindi sono consigliati per i pazienti COVID-19.

Per questo motivo, molti studi si sono concentrati sul ruolo dei micronutrienti nel supportare il trattamento del COVID.

Durante le infezioni, i livelli di vitamina C diminuiscono, perché il metabolismo richiede una grande quantità di questa vitamina a causa dell'aumento dell'infiammazione. La supplementazione di vitamina C  viene utilizzata nella prevenzione e nella terapia delle infezioni respiratorie e sistemiche; per la prevenzione sono necessari livelli plasmatici di vitamina C di almeno 100-200 mg/die. Tuttavia, per il trattamento delle infezioni, sono necessarie dosi più elevate di vitamina C per bilanciare l'aumento della domanda dovuta alla risposta infiammatoria.

Come dimostrato da alcuni studi, la vitamina C nella patologia da COVID-19 inibisce l'infiammazione e attiva la risposta immunitaria agendo su vari meccanismi: regola la produzione di citochine, la quantità di istamine rilasciate, mitiga lo stress ossidativo, e agisce sulla differenziazione e proliferazione dei linfociti T e B. Tuttavia, i dati sull'effetto della somministrazione di vitamina C nel trattamento del COVID-19 necessitano di ulteriori e più ampi studi prospettici randomizzati.

Cosa sappiamo, invece, del ruolo della vitamina D?

Per quanto riguarda la vitamina D, l'importanza di questa sostanza nella profilassi del COVID-19 è legata al suo ruolo nella modulazione del sistema immunitario. Sono diversi i dati, anche se non definitivi, che attribuiscono alla vitamina D una funzione terapeutica nel COVID-19. In un primo studio, i pazienti trattati con una supplementazione di colecalciferolo (vitamina D3) ad alte dosi hanno mostrato una maggiore negativizzazione da SARS-CoV-2 rispetto a quelli che non avevano ricevuto la supplementazione.

Altri gruppi hanno mostrato che un buono stato di vitamina D riduce l'uso della terapia intensiva e porta a una riduzione della mortalità. Tuttavia, sebbene non sia stata ancora dimostrata una correlazione sicura tra vitamina D e guarigione da COVID-19, in molti paesi sono state fornite nuove linee guida che raccomandano l'integrazione di vitamina D in caso di positività al SARS-CoV-2.

Va inoltre considerato che, ad oggi, i dati sulla dose giornaliera raccomandata (RDA) e sull'assunzione adeguata (AI) di integratori alimentari per prevenire o curare il COVID-19 non sono sufficienti. Di solito sono personalizzati per donne, uomini, gruppi di età e condizioni specifiche. Ad esempio, gli effetti degli integratori alimentari possono dipendere dal sesso.  Inoltre, molti nutrienti in dosi molto elevate possono essere pericolosi. Sfortunatamente, non ci sono dati conclusivi in ​​questo campo, ma molti studi sono in corso. 

Ci sono patologie per le quali queste vitamine (C e D) possono essere somministrate a scopo preventivo?

La vitamina C ha proprietà antiossidanti: aiuta a mantenere sane le cellule proteggendole dagli effetti dei radicali liberi prodotti durante la normale attività cellulare. Contrariamente a quanto si pensa non aiuta a prevenire il comune raffreddore, ma può ridurne la durata e la gravità dei sintomi. Tuttavia, grazie ai suoi effetti antiossidanti, la vitamina C svolge un ruolo protettivo nei confronti delle patologie cardiovascolari in generale e sulla prevenzione dei danni dell’ipercolesterolemia cronica in particolare.

La vitamina D è fondamentale per mantenere la salute dello scheletro, ma secondo alcuni studi potrebbe anche avere un ruolo nel contrastare lo sviluppo e la progressione di molte malattie come disturbi cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e cancro. 

A livello normativo quali differenze ci sono tra farmaco ed integratore alimentare?

Il farmaco è qualsiasi sostanza che abbia la capacità o almeno la possibilità di determinare una o più variazioni funzionali se introdotta in un organismo vivente. L’integratore alimentare, invece, è una fonte concentrata di nutrienti (minerali, vitamine o di altre sostanze) con effetto nutrizionale o fisiologico, commercializzati sotto forma di dose. Tuttavia, gli integratori non possono vantare proprietà terapeutiche o capacità di prevenzione e cura di malattie. Inoltre, sono soggetti alle norme in materia di sicurezza alimentare. 

Tabella degli alimenti

Conclusioni

Gli integratori alimentari sono spesso considerati come sostanze prive di possibili effetti collaterali, soprattutto perché, a differenza dei farmaci, non necessitano di alcuna prescrizione medica. La loro autosomministrazione, se non necessaria, può avere degli effetti collaterali. Inoltre, c’è molta differenza tra l’assunzione di una sostanza dal cibo e la sua supplementazione all’interno di un integratore, poiché agisce in sinergia con altri macronutrienti e/o microelementi contenuti nell’alimento. Per questo, gli integratori non possono sostituire una dieta varia ed equilibrata e uno stile di vita sano.

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