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Salute

La salute è quanto di più prezioso possiedi. In questa sezione vogliamo offrirti informazioni di natura medico/farmaceutica, con la massima cura delle fonti e un linguaggio semplice.

Cambia la stagione, cambia anche il tuo bambino?

Mamma con bambino in braccio

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Che sia l’arrivo della primavera o dell’autunno, i cambi di stagione influenzano profondamente la fisiologia del nostro organismo. I bambini, più degli adulti, affrontano con difficoltà gli stimoli collegati ai diversi fattori ambientali, evidenziando una maggiore vulnerabilità psicologica rispetto al cambio di stagione.
Con l’imminente arrivo della primavera, la dottoressa Maria Luisa Gargiulo, psicologa e psicoterapeuta infantile, ci offre il suo punto di vista professionale sulla sensibilità dei più piccoli ai cambiamenti stagionali. 

Che cos’è il disturbo affettivo stagionale (SAD)? 



I disturbi emotivi stagionali sono disagi che possono verificarsi sia negli adulti che nei bambini, derivando dall’interazione tra fattori ambientali - determinati dal cambio di stagione - modificazioni fisiologiche e tono dell’umore. L’equilibrio psicofisico è condizionato dall’ambiente esterno: per esempio, l’esposizione alla luce solare influenza la produzione di alcune sostanze come la serotonina, direttamente coinvolta nella trasmissione nervosa, e la melatonina, ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Esistono due varianti di questo disturbo a seconda del periodo dell’anno, il Summer Blues (primaverile e estivo) e il Winter Blues (autunnale e invernale)Bambini e soggetti inclini alla depressione manifestano con maggiore intensità i disturbi emotivi stagionali. 

Quali sono le manifestazioni tipiche del “mal di primavera” nei bambini?



In primavera una maggiore esposizione alla luce solare e l’aumento delle temperature inducono alcune modificazioni ormonali e neurologiche, che si manifestano con irritabilità, stanchezza e inappetenza. I bambini, soprattutto i soggetti allergici, mostrano una minore tollerabilità rispetto ai fattori esterni, che si riflette sul tono dell’umore. 

I genitori come possono gestirne i sintomi?



I disturbi dell’umore hanno un’origine biopsicosociale, cioè derivano dell’interazione di vari fattori di tipo biologico, psicologico e sociale. Pertanto è opportuno agire contemporaneamente su questi tre fronti, promuovendo un corretto stile di vita al fine di ripristinare l’equilibrio psicofisico del bambino. Dal punto di vista biologico è importante garantire un riposo adeguato, evitando di sottoporre il bambino a attività fisiche eccessive e prediligendo quelle all’aria aperta. L’attività fisica stimola direttamente la produzione di alcune sostanze chimiche coinvolte nel tono dell’umore, oltre ad essere un importante stimolo all’interazione sociale. È fondamentale anche un’alimentazione bilanciata, ricca di nutrienti essenziali e povera di carboidrati. L’uso di integratori minerali o vitaminici può risultare utile solo dietro consulto medico, per evitare sovradosaggi arbitrari. 

È importante non tralasciare il risvolto psicologico del cambio di stagione, stabilendo un dialogo emotivo con i bambini. Nel caso in cui il bambino non esprima direttamente il proprio stato d’animo, per età o per attitudine personale, è fondamentale imparare a cogliere alcune manifestazioni indirette del suo disagio, come malesseri fisici vaghi o il distanziamento sociale. I genitori che si trovano a affrontare situazioni particolari, possono richiedere il supporto di uno specialista, che attraverso un sostegno psicologico alla genitorialità, noto come parent training, aiuta genitori e bambini a superare i momenti di difficoltà e a gestirli in futuro. 

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