Diventare genitore è, senza dubbio, una delle esperienze più esaltanti e complesse che possa coinvolgere una persona. Nonostante amici e parenti regalino spesso pretenziosi decaloghi salvavita con le strategie vincenti per entrare appieno in questa nuova veste, il senso di inadeguatezza per le neo mamme e i neo papà tende a restare costante nel tempo anche dopo la nascita del proprio bambino. In particolare, il tema della salute dei più piccoli resta quello attorno a cui gravitano il maggior numero di ansie e perplessità.
Soprattuto nelle stagioni più fredde, poi, il timore che i propri piccoli possano ammalarsi e prendere l’influenza spinge le famiglie a correre angosciosamente ai ripari, perdendo così di vista alcune preziose regole di base.
Di seguito, abbiamo raccolto alcune delle domande che i genitori sono soliti rivolgere con maggior frequenza ai medici che hanno in cura i loro figli.
Per le risposte ringraziamo il dottor Claudio Imperiale, pediatra.
È corretto intervenire subito farmacologicamente, non appena si ritiene che il bambino sia malato?
R: Lo è sicuramente, a patto di aver prima effettuato una visita medica. Una delle principali differenza fra l’età pediatrica e quella adulta riguarda proprio questo scrupolo che le mamme devono sempre tenere a mente: a meno che non si tratti di un farmaco antifebbrile da primo intervento, anche per la somministrazione di un qualsiasi farmaco da automedicazione - i cosiddetti farmaci da banco - devono prima rivolgersi al loro pediatra di riferimento.
In presenza di bambini molto piccoli, quali possono essere i segnali d’allarme per i genitori rispetto alle loro condizioni di salute?
R: Sono molteplici e non vanno mai sottovalutati. È necessario osservare il grado di sonnolenza che presenta il bambino, se il tono e il colorito della pelle sono uniformi, se la modalità di respiro è regolare o se, invece, presenta tosse e spasmi e, infine, se il bambino è in stato di disidratazione.
Qual è la differenza fra antibiotico e antipiretico? In quali casi usare l’uno e in quali l’altro?
R: L’antibiotico si somministra, innanzitutto, sulla base esclusiva di una prescrizione del pediatra e viene impiegato in tutti quei casi in cui il sistema immunitario del bambino si trova a dover fronteggiare una patologia di natura batterica. Non funziona, invece, per combattere le infezioni virali come il raffreddore o l’influenza. Assumere antibiotici quando è non strettamente indicato dal medico è rischioso e, sul lungo periodo, espone il corpo a una resistenza batterica.
L’antipiretico - come paracetamolo, ibuprofene e acido acetilsalicilico, solo per citarne alcuni - è un farmaco la cui funzione specifica è quella di abbassare la temperatura corporea durante gli stati febbrili e agisce attraverso la cute, andando a stimolare i meccanismi di termodispersione corporea.
Esistono delle terapie di sostegno per i bambini reduci dall’influenza?
R: Sì, esistono delle terapie ricostituenti e vengono richieste molto spesso dai genitori. Solitamente, si va a integrare la dieta dei figli con alcune vitamine del gruppo B. Tuttavia è bene ribadire che, nonostante siano molto in voga, la loro valenza è decisamente modesta.
Ricordiamo che, al fine di ricevere la diagnosi più esaustiva per il proprio bambino, è necessario rivolgersi sempre e tempestivamente al proprio pediatra di fiducia.